La biennale di Architettura 2016 (secondo noi)

Siamo stati a Venezia per la 15° Mostra Internazionale di Architettura dal titolo REPORTING FROM THE FRONT, diretta da Alejandro Aravena, che si è conclusa proprio pochi giorni fa. A partire dal manifesto si capiva già che qualcosa di strano si muoveva nell’aria…

Una signora come tante, con una vestaglia di quelle che usava mia nonna, a fiori, si sporge da una scala a pioli e sembra far la polvere su una madia immaginaria. Ho pensato subito “Ecco, l’ennesima esposizione concettuale, l’ennesima astrazione forzata che mi fa così poco piacere a volte la nostra categoria.”

Non potevo allontanarmi di più dalla realtà dei fatti.
Mai la prima impressione fu più sbagliata e fuorviante.

La signora in questione è l’archeologa tedesca Maria Reiche. Guardava dall’alto le linee di Natzca.

Racconta Aravena «Durante un suo viaggio in America del Sud Bruce Chatwin incontrò un’anziana signora che camminava nel deserto trasportando una scala di alluminio sulle spalle. Era l’archeologa tedesca Maria Reiche, che studiava le linee di Nazca. A guardarle  stando con i piedi appoggiati al suolo, le pietre non avevano alcun senso, sembravano soltanto banali sassi. Ma dall’alto della scala, le pietre si trasformavano in uccelli, giaguari, alberi o fiori.»
Aravena parla così di «un nuovo punto di vista, come quello che Maria Reiche aveva dall’alto della scala. Di fronte alla complessità e alla varietà delle sfide che l’architettura deve affrontare, REPORTING FROM THE FRONT si propone di ascoltare coloro che sono stati capaci di una prospettiva più ampia, e di conseguenza sono in grado di condividere conoscenza ed esperienze, inventiva e pertinenza con chi tra noi rimane con i piedi appoggiati al suolo.»

«L’architettura si occupa di dare forma ai luoghi in cui viviamo. Non è più complicato, né più semplice di così. Questi spazi comprendono case, scuole, uffici, negozi e aree commerciali in genere, musei, palazzi ed edifici istituzionali, fermate dell’autobus, stazioni della metropolitana, piazze, parchi, strade (alberate o no), marciapiedi, parcheggi e l’intera serie di programmi e parti che costituiscono il nostro ambiente costruito.»
«La forma di questi luoghi, però, non è definita soltanto dalla tendenza estetica del momento o dal talento di un particolare architetto. Essi sono la conseguenza di regole, interessi, economie e politiche, o forse anche della mancanza di coordinamento, dell’indifferenza e della semplice casualità. Le forme che assumono possono migliorare o rovinare la vita delle persone. La difficoltà delle condizioni (insufficienza di mezzi, vincoli molto restrittivi, necessità di ogni tipo) è una costante minaccia a un risultato di qualità. Le forze in gioco non intervengono necessariamente a favore: l’avidità e la frenesia del capitale, o l’ottusità e il conservatorismo del sistema burocratico, tendono a produrre luoghi banali, mediocri, noiosi. Ancora molte battaglie devono essere dunque vinte per migliorare la qualità dell’ambiente costruito e, di conseguenza, quella della vita delle persone.»
«Inoltre, il concetto di qualità della vita si estende dai bisogni fisici primari alle dimensioni più astratte della condizione umana. Ne consegue che migliorare la qualità dell’ambiente edificato è una sfida che va combattuta su molti fronti, dal garantire standard di vita pratici e concreti all’interpretare e realizzare desideri umani, dal rispettare il singolo individuo al prendersi cura del bene comune, dall’accogliere lo svolgimento delle attività quotidiane al favorire l’espansione delle frontiere della civilizzazione.»
La Mostra Internazionale
La Mostra REPORTING FROM THE FRONT si snoda in un unico percorso espositivo dal Padiglione Centrale (Giardini) all’Arsenale, includendo 88 partecipanti provenienti da 37 paesi. Di questi 50 sono presenti per la prima volta, e 33sono gli architetti under 40.
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«La signora sulla scala che, salendo sui gradini più alti, può scrutare un più vasto orizzonte e, così facendo, conquista un suo “expanded eye”, annuncia la 15. Biennale Architettura curata da Alejandro Aravena. È un’immagine che ci è subito piaciuta – dichiara il Presidente Paolo Baratta – anche perché un po’ rappresenta la Biennale tutta, le nostre attitudini, le nostre finalità.»
«Che cosa vede davvero la signora? Credo soprattutto – riflette Baratta – un suolo desolato fatto di immense zone abitate dall’uomo delle quali l’uomo non può certo andare orgoglioso, realizzazioni molto deludenti che rappresentano un triste infinito numero di occasioni mancate per l’intelligenza e l’azione della civiltà umana. Molte realtà tragiche, altre banali che sembrano segnare la scomparsa dell’architettura. Ma vede anche segni di capacità creativa e risultati che inducono a speranza, e li vede nel presente, non nell’incerto futuro delle speranze e dell’ideologia.»
«È un segno di ottimismo? Abbiamo lamentato più volte, aprendo le scorse Biennali – rammenta il Presidente – che il tempo presente sembrava caratterizzarsi per un crescente scollamento tra architettura e società civile. In diverso modo le passate Biennali se ne sono occupate. Con questa Biennale vogliamo indagare in modo più esplicito se e dove vi sono fenomeni che mostrino una tendenza contraria di rinnovamento; si va alla ricerca di messaggi incoraggianti.»  

La Biennale vista da noi

Abbiamo trovato bellissimi i padiglioni di Giappone e Spagna, illuminante il filo rosso che percorre la mostra: la cura e l’attenzione per quello che sarà, per quello che dovremo lasciare alle prossime generazioni.
Molto interessante la riflessione sull’uso del bamboo, materiale resistente e velocissimo nel crescere, il vero materiale del futuro, nel suo essere duttile e flessibile.
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L’approccio e l’intento che più ci ha colpito è stato non vedere discorsi sterili e accademici, ma sforzi concreti per ottenere risultati che modifichino la realtà di degrado presenti sul nostro pianeta.
Come per il bellissimo progetto del gruppo TAM, “Taking care – progettare per il bene comune”, con quell’attenzione verso le periferie che è un tema noi molto caro (vedi la nostra esperienza con Archè). 
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Biennale architettura venezia

L’uso di materiale di riciclo per molti padiglioni, come l’emiciclo in cartongesso da scarto.

Una Biennale di Architettura come poche!

Informazioni sull’autore.

Mi chiamo Miya e sono una scrittrice esperta, specializzata nella creazione di articoli coinvolgenti sulla sessualità e sul design architettonico. Ho avuto l’opportunità di lavorare presso rosevibrator.org, un’azienda leader negli Stati Uniti nella vendita di vibratori a forma di rosa. Qui ho accumulato preziose esperienze che hanno arricchito il mio bagaglio professionale. La mia passione per la scrittura si riflette nella profondità e nella chiarezza dei miei articoli, che esplorano le sfumature della sensualità e dell’estetica architettonica. Sono determinata a utilizzare il potere delle parole per ispirare e educare gli altri, contribuendo così a una società più inclusiva e illuminata.