Pane fatto a mano a vista, carne cotta a vista sul fuoco di legna: il fast food come set di un’azione spettacolare.
Bancone. Il front somiglia a quello d’ un normale fast-food, ma le due colonne in vetro (per i dolci e le forniture secondarie) creano ordine.
Il fuoco al centro. Non solo spettacolare: veder cucinare è una garanzia di pulizia, il fuoco naturale di legna restituisce naturalità e veridicità in posti innaturali e fasulli come i centri commerciali.
Il brand olfattivo. Una delle caratteristiche alienanti dei centri commerciali è il predominio del senso visivo sugli altri percettori. Qui invece comunichiamo anche con gli altri sensi: il tatto sulla pietra nera di lavagna, il calore del fuoco e soprattutto il profumo appetitoso e irresistibile delle vivande grigliate a puntino che restituisce un rapporto diretto e antico col senso del gusto.
Colori. Pensati insieme ai designer del logo e della brand identity.
Punti vendita. Sono stati realizzati 5 punti vendita a Mosca, in Russia, e 1 punto vendita ad Astana, in Kazakistan. La realizzazione segue fedelmente le linee tracciate dal concept, con le piastrelle arancioni Kerama Marazzi e le vetrine in colonna di solo vetro. Le luci di Artemide per tutta la parte architetturale sono accompagnate da delle beat light fat di Tom Dixon che idealmente collegano il brand italiano al cibo turco.
Il progetto prevedeva uno sviluppo della catena con dei punti vendita “drive fast food”, denominato Kdrive. Questo era accompagnato ad un nuovo concept di autolavaggio e prevedeva la possibilità di mangiare durante il tempo di lavaggio senza scendere dall’auto o in alternativa nell’area del punto vendita di stampo più classico.
I colori e le principali caratteristiche del brand sono facilmente riconoscibili.
Uno degli sviluppi più interessanti del progetto Kebab House è “the kiosk” concept design di un chiosco outdoor o indoor per shopping mall che ricalca la tipica forma del kebab. L’immagine è iconica, ironica e volutamente pop. Il fuoco è al centro, della forma in pianta, mentre le attività accessorie si sviluppano radialmente, anche prevedendo un affaccio per il take away esterno. Dentro è previsto anche un po’ di posto per il take and stay
Mentre “the kiosk” è iconico e dunque stabile e immutabile, una idea differente per tentare la via dello street food è “the box”.
Modulare e flessibile. Pensato per poter sfruttare al massimo la modularità e la trasportabilità dei container, “the box” ribalta il concetto scatola-chiusura grazie al ribaltamento delle pareti laterali. In questo modo quando è funzionate è completamente aperto verso l’ambiente circostante mentre quando è chiuso è inaccessibile e spostabile. L’unione di più moduli offre la possibilità di infinite combinazioni, anche in altezza.
Il tentativo, in questo spazio per food court in un centro commerciale a Mosca di 150 mq è quello di trasformare il fast food in slow food, come in un ristorante
sala pincipale. Esiste una vera e propria sala che permette ai clienti di passare del tempo nel locale. ed è isolata dal resto.
cucina a vista. Come in ogni ristorante alla moda che si rispetti, la cucina è a vista dalla sala, mediante un taglio orizzontale. Solitamente nei fast food il back è chiuso. Qui è in mostra.