CasArché, casa di accoglienza per mamme e bambini

Il primo ottobre abbiamo festeggiato l’inaugurazione di un posto speciale.
Quello che segue è il racconto di come è nata CasArché.

 

Dove è sorta CasArché c’era una scuola materna: quattro aule in quartiere complicato come Quarto Oggiaro, un posto dove i problemi sono concreti, ma concrete sono anche le soluzioni.
Soluzioni replicabili per problemi diffusi: avevamo trovato un obiettivo. 

Sei mesi di cantiere dopo, quell’edificio è diventata tante cose: CasArché è una “casa di bene comune” progettata per ospitare dieci nuclei di mamma + bambino. È un’équipe educativa, che aiuta le madri a trovare un equilibrio, nella relazione con se stesse e con i propri figli.

 

Clicca qui per leggere la scheda progetto di CasArché

 

CasArché è un luogo che ospiterà storie fragili ma potenti: di giochi di bambini, di amori di madre da conoscere e riconoscere, di storie personali i cui primi capitoli spesso sono drammatici, e di cui il lieto fine non è garantito, ma finalmente possibile. Quelle mura diventeranno importantissime per chi ci vivrà: ogni finestra, ogni porta sarà il simbolo di tutte le finestre e di tutte le porte che in passato hanno trovato chiuse.

 

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gli esterni di CasArché_ I colori della Fondazioni abbracciano la facciata dell’edificio

Il cantiere: togliere il vecchio e far spazio al nuovo

48 ore: tanto è bastato all’impresa Rota per abbattere il vecchio.

L’abbattimento è sempre una catarsi liberatoria, una gioia da urlo. La ruspa che porta via tonnellate di calcinacci, che sono anche pensieri ingombranti in testa, e la magia del vuoto che appare, pronto per accogliere il nuovo. Era il 22 aprile.
Abbiamo subito messo in atto la prima idea: trasformare il vecchio garage (di quelli minuscoli per le utilitarie) in un grande passaggio per fare comunicare l’interno e il giardino. Tutto è cominciato con questo passaggio ampio tra dentro e fuori, tra edificio e giardino: perché Casa Arché aveva bisogno di respirare, e comunicare.

Togliere le inferriate dalle finestre è stato il secondo momento simbolico: prima c’era un asilo, e l’idea che un asilo somigliasse a una prigione non ci piaceva neanche un po’. Ora quelle inferriate sono diventate recinzioni, pronte ad abbracciare e proteggere. 

 

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I primi giorni di cantiere_ macerie macerie macerie

 

I bagni c’erano già, ma non erano adatti ad accogliere una comunità. Ora, grazie alle donazioni e agli sponsor, piastrelle, sanitari e rubinetteria sono stati rinnovati e rifunzionalizzati.

 

CasArché è un processo, non un “immobile”: è viva. Ogni soluzione architettonica deve aiutare, mai ostacolare.

 

Poi è arrivato il momento degli impianti: una rete di fili, tubi, condotte, impianti termici, tutta da riprogettare.
Le vene e i nervi di un edificio
sono invisibili, ma servono per farlo vivere. Sono la parte più nascosta, che però regala comfort e funzionalità.

Per le nuove pareti abbiamo scelto del cartongesso insonorizzato. Questo perché CasArché è un processo, non un “immobile”: è viva. Ogni soluzione architettonica deve aiutare, mai ostacolare. Se domani le esigenze cambiano, spostare una parete sarà molto più veloce, economico e pulito.

Il refettorio con la donazione Ikea e le camere della casa di Accoglienza

Il refettorio con la donazione Ikea e le camere della casa di Accoglienza

Una questione di ascolto…

L’arte di parlare di solito fa parte del nostro mestiere di architetti,  quel compito quotidiano che è lo spiegare e far capire i nostri progetti. Ma con qualsiasi committente occorre prima di tutto porsi all’ascolto, e qui con la Fondazione Arché il dialogo è stato sempre nelle fondamenta del progetto, nelle difficoltà di far combaciare il budget con le esigenze, nell’entusiasmo di far partecipare donatori volontari e privati cittadini.

CasArché è stato questo dialogo continuo con tutti gli interessati, intrigante, ed emozionante. Ospiti, educatori, muratori, fornitori, sponsor, amministratori… e naturalmente anche Padre Giuseppe, ma sempre come primus inter pares.

1° ottobre 2016 _ Il Sindaco Sala taglia il nastro inaugurale con P.Giuseppe _ gli operatori Arché

1° ottobre 2016: il Sindaco Sala taglia il nastro inaugurale

 

Gli strumenti di lavoro principali di questo cantiere: ascolto e comprensione.
Molte soluzioni tecniche ed estetiche sono nate nelle mille riunioni, sopralluoghi, ipotesi e idee che rimbalzavano nelle nostre menti mentre riuscivamo a “pensare insieme”.

Tutta la struttura dei servizi è stata progettata assieme agli educatori: è evidente che le mamme hanno esigenze precise, ma è meno facile definire bene quali, con che misure, con che gestione… Non esistono consulenti migliori di chi le dovrà usare ogni giorno.

La disposizione degli spazi comuni è pensata per un buon equilibrio tra spazi personali di privacy e spazi comuni di socializzazione, dialogo e confronto.  Anche l’attrezzatura interna degli armadi è stata disegnata per le esigenze delle mamme, seguendo le indicazioni di chi, come Arché, da più di 20anni pratica l’accoglienza.

 

Tutta la struttura dei servizi è stata progettata insieme agli educatori.

 

I colori sono anch’essi frutto di dialogo, dello sforzo di rendere ogni angolo riconoscibile, con un nome e una personalità. Ecco quindi che gli spazi prendono i nomi dei colori, e che gli interni si trasformano in una tavolozza sulle tonalità pastello, in contrapposizione con l’energica palette dell’esterno, che arriva direttamente dal logo Arché.

 

la facciata esterna di CasArché

La facciata esterna di CasArché

 

… e di motivazione

 

Con CasArché è stato formidabile il ruolo dei lavoratori edili. Anche in questo caso si sentiva una differenza enorme rispetto ai cantieri normali. I dipendenti dell’impresa edile hanno mostrato un entusiasmo esemplare, una professionalità e una grinta indiscutibili. Sono stati loro la ciliegina sulla torta del team di lavoro. La motivazione e la voglia di fare erano nell’aria ogni giorno, perché era chiaro a tutti che stavamo costruendo del bene, e non un bene qualunque.

La facciata di CasArché

La facciata di CasArché

 

Nulla sarebbe stato possibile senza sponsor e fornitori, generosi e solidali.  Noi come testimoni del processo, abbiamo accompagnato il lavoro faticoso, ma sicuramente molto bello e ricco di soddisfazione, del fundraising di Arché.

Ed eccoli quindi, ultimi, ma non importanza, i ringraziamenti ufficiali a:

UniCredit, che ha contribuito agli acquisti e alla costruzione dell’edificio.
Fondazione Cariplo e a Fondazione Banca del Monte di Lombardia per la ristrutturazione.
Mapei per la generosa donazione dei loro materiali.
Enel per il contributo agli acquisti, per alcuni arredi e corredi.
Fir Italia e Ideal Standard per la donazione di materiali per la ristrutturazione.
Tigros e i suoi clienti: un aiuto formidabile attraverso alcuni concorsi.
Mondelez International per averci donato i premi da concorso non ritirati.
Cascina Biblioteca per il contributo alla realizzazione del giardino.
Dome Design e Ikea per parte dell’arredamento
Kiabi per partnership e volontariato aziendale.

Vogue Ceramica, Lea Ceramiche, Beghelli, Kaldewei e Ponte Giulio ci hanno proposto una scontistica molto speciale e hanno quindi agevolato di molto il nostro lavoro, permettendo di usare materiale eccellente